Le Apparizioni del Cortile Giallo.
Capitolo Primo
29 Gennaio 2015 ore 9.49
Quando trangugiò il primo sorso di quel limoncello macerato al buio per due mesi nell'armadietto sotto il lavandino, Donata avvertì un intenso bruciore nella zona dell'esofago. Per un attimo, la testa le girò come se fosse prossima a uno svenimento. Ma non sputò. Coraggiosamente, prendendo aria attraverso le narici, mandò giù aggrappandosi a una sedia. Quando il liquido arrivò nell'intestino ci fu un'altra scossa, meno lancinante. I limoni di Sorrento, lo zucchero di Cuba e l'alcol denaturato del mar Nero con l'aggiunta del buio avevano creato una sostanza su cui riflettere a lungo, possibilmente senza assaggiarla. Aveva appena compiuto trentaquattro anni. Nemmeno sapeva, di essere al mondo. Per prendere una boccata d'ossigeno, aprì la finestra della cucina. Guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò almeno tre minuti (colpa, forse, dell'intossicazione) per passare da quello sguardo distratto a una espressione di lugubre scetticismo...
Capitolo Secondo
29 Gennaio 2015 ore 9.50
...Quando la scansione del terzo minuto ebbe termine, Donata trattenne a stento un conato di vomito. Ormai aveva visto abbastanza, anche se non sarebbe mai riuscita a raccontare a nessuno cosa avesse visto. Dio mio, pensavo che non ci sarei mai più ricaduta. E, invece... E non era finita. Quaranta metri più sotto, nel cortile, stavano... Ma non trovò le parole adatte. Nemmeno lo stato d'animo. Anzi, dentro di sé, non trovò proprio niente. Se non quel maledetto lugubre scetticismo che l'accompagnava ovunque da quando aveva compiuto dodici anni. Cioè, veramente tanto tempo prima. Rimase così, immobile, senza decidere se continuare a guardare oppure chiudere gli occhi per sempre...
Capitolo Terzo
29 Gennaio 2015 ore 9.51
...Chiudere gli occhi per sempre è solo una frase figurata, dal significato retorico. A volte se ne abusa. Non in questo caso. Quaranta metri più sotto, sopra l'asfalto disseminato di crepe per le piogge torrenziali dei giorni precedenti, un centinaio di pianoforti bianchi erano stati scaricati da altrettanti furgoni e allineati l'uno a ridosso dell'altro, come nel recinto di un autodemolitore. Accanto a ogni pianoforte, ovviamente, un pianista, anche lui in smoking bianco. Stavano tutti in piedi sull'attenti, con lo sguardo rivolto verso la finestra della cucina di Donata, pronti ad aprire il proprio spartito... Il suo lugubre scetticismo, ormai un talento da consumata professionista, la fece sbottare in uno schifato embé?...
Capitolo Quarto
29 Gennaio 2015 ore 9.52
...Embé non aiuta nessuno, figuriamoci un centinaio di pianisti che si sono dati convegno in un anonimo cortile di un'altrettanta anonima periferia per eseguire all'unisono lo stesso brano, dedicato a quella spocchiosa signora affacciata alla finestra della sua cucina al quinto piano. Non per questo, però, si persero d'animo. Aprirono la tastiera dei loro pianoforti e si sedettero, attendendo un cenno da parte di quello che certamente era il direttore, un minuscolo omino d'aspetto settecentesco con la parrucca color polenta e il gonnellino a fisarmonica, stretto ai fianchi da un'enorme spilla da balia. Se ne stava seduto su un cassonetto dell'immondizia. Ce l'hanno con me pensò Donata. Mi lasciassero in pace, una volta per tutte. Invece, no...
Capitolo Quinto
…Ci fu silenzio assoluto. Il direttore, stretto nel suo gonnellino a fisarmonica, sollevò la bacchetta bianca in alto. Centinaia di sguardi fissarono solo quel punto, in attesa. Lui sorrise, soddisfatto della propria autorevolezza. Con un gesto quasi civettuolo, spostò la bacchetta da sinistra verso destra disegnando un'ellisse. E la musica iniziò. Dopo sei misure e ventiquattro battute, Donata riconobbe il brano. Era Tu sei la più bella del quartiere e solo noi lo sappiamo una canzone molto in voga nell'inverno del '98, quando l'intero quartiere rimase sepolto sotto la neve per più di quattro mesi e si verificarono alcuni casi di cannibalismo. Il suo ex-fidanzato, autore della canzone, fu trovato in uno scantinato senza le cosce, la lingua e il bicipite sinistro. Da quel giorno Donata aveva perso la ragione, occupandosi solo più di liquori. Il brano terminò, i pianisti si alzarono in piedi e si chinarono tutti in segno di rispetto. Ritornarono i furgoni, furono caricati i pianoforti e dopo dieci minuti il cortile rimase deserto. Grazie. Ora posso riprendere il filo della mia esistenza.
(fine)